
Una ferita… speziata!
Nella vita ogni esperienza rappresenta una grande opportunità, perché avviene per insegnarci qualcosa e permetterci di crescere. Ma se un’esperienza non viene vissuta, accettata o elaborata, oppure non riusciamo a comprenderne l’insegnamento, continueremo ad attrarre circostanze ed eventi che ci faranno rivivere quella stessa esperienza, continuamente. Qualsiasi forma di mancata accettazione, come ad esempio il giudizio, il senso di colpa, la paura o il rimpianto, ci impediscono di trarre l’insegnamento che accompagna l’esperienza stessa. E quindi essa si ripresenterà ogniqualvolta ha l’opportunità di ritornare, finché l’insegnamento che porta con sé non viene appreso e memorizzato. Questo avviene a maggior ragione perché le esperienze che viviamo sono legate alle cinque ferite. Ognuno di noi ha una ferita originaria, che è la nostra compagna di vita, quella che ci portiamo sempre dietro e informa le nostre giornate. E poi ci sono le altre quattro ferite che possono presentarsi in momenti diversi e attivarsi in situazioni diverse. Riconoscere che attiriamo a noi precise circostanze in funzione delle ferite che stiamo vivendo può cambiare completamente la prospettiva con cui guardiamo la nostra vita.
Come le esperienze che le accompagnano, le ferite racchiudono un grande potenziale e se ci impegniamo per migliorarle potremo accelerare la nostra evoluzione personale. Un modo molto efficace di riequilibrare le ferite è prestare attenzione a ciò che mangiamo, perché il cibo contribuisce a costruire e modificare la nostra struttura energetica. Ad esempio le spezie sono in grado di aiutare chi si riconosce nella ferita da umiliazione.
La ferita da umiliazione è associata all’elemento terra e al colore giallo, è legata al mondo fisico, alle azioni vissute nel presente, al senso di possesso, ed è soprattutto caratterizzata dal fatto che una persona tende a sminuire sé stessa, costantemente. Chi ha la ferita da umiliazione infatti si sente meno degli altri, si vede debole e incapace di migliorare e per questo prova un profondo senso di colpa che automaticamente si trasforma in un senso di vergogna. Cerca sempre di mantenere un rigido controllo su di sé perché altrimenti rischia di eccedere e di trovarsi in situazioni in cui potrebbe superare potenziali limiti – che però non crede di essere capace di superare. Un bambino che non è mai libero di fare perché i genitori agiscono al posto suo sviluppa facilmente la ferita da umiliazione, poiché il messaggio che riceve è che è incapace di fare. Ma questa situazione si può ripetere anche nella vita adulta quando i datori di lavoro, gli amici o i partner dicono: “Lascia stare, faccio io perché tu non sei capace.” Sentendosi in colpa, la persona con la ferita da umiliazione tende a mangiare male o a mangiare troppo: è una forma di autosabotaggio, perché cerca di punirsi da sola per anticipare la punizione che si aspetta di ricevere dagli altri.
Queste persone vivono una vita molto triste, un po’ mascherata da pagliaccio. Infatti si prestano a essere sempre utili per gli altri, passano il tempo a soddisfare i bisogni delle altre persone ma alla fine diventano facilmente bersaglio dell’ironia altrui, perché vengono prese di mira per la loro mitezza o addirittura si offrono come occasione per far sorridere. In qualche modo si svestono mettendo in piazza i propri difetti (mai i pregi o i problemi) nella speranza inconscia che da qualche parte qualcuno arrivi a notarle, però lo fanno con l’attitudine di un pagliaccio, offrendosi come oggetto dell’ironia altrui. E alla fine si sentono ancora più umiliate, anche perché le critiche le feriscono moltissimo. Queste persone accettano di ricevere di tutto, anche gli sgarbi e le scortesie, e nonostante questo continuano a dire sempre di sì perché vogliono evitare di ferire gli altri.
Si vestono bene quando escono, indossando gli abiti più belli e i gioielli più vistosi, ma quando sono dentro casa sono sempre vestite in modo sciatto: se possono rimangono in pigiama o con una tuta informe e i capelli tutti spettinati. Tengono la casa tirata a lucido quando sanno che deve arrivare qualcuno, ma se sono da sole lasciano che diventi sporca e disordinata, anche se nel loro caos trovano sempre tutto!
Come accennavo, il cibo di supporto per questa ferita è costituito dalle spezie, perché sono in grado di fornire personalità alle pietanze: in qualche modo le definiscono e le rendono più presenti. Le spezie ci fanno notare i cibi, come avrebbero bisogno di essere notate le persone con la ferita da umiliazione. Infatti un esercizio che insieme descrive e può migliorare la ferita da umiliazione è il seguente: pensare continuamente a una situazione in cui si vuole dare importanza alla propria opinione e immaginare di essere finalmente notati e ascoltati.
Tutte le spezie sono utili per riequilibrare questa ferita: cannella, zenzero, curcuma, coriandolo, noce moscata… I modi di usarle in cucina sono infiniti: nei dolci, nelle tisane, nelle spremute, con le verdure. Potreste provare anche a usarle in maniera creativa, per dare una personalità insolita ai cibi e rompere limiti potenziali. Ad esempio, provate la cannella sullo spezzatino con le patate, e poi fatemi sapere!
Foto: Pratiksha Mohanty
Nella vita ogni esperienza rappresenta una grande opportunità, perché avviene per insegnarci qualcosa e permetterci di crescere. Ma se un’esperienza non viene vissuta, accettata o elaborata, oppure non riusciamo a comprenderne l’insegnamento, continueremo ad attrarre circostanze ed eventi che ci faranno rivivere quella stessa esperienza, continuamente. Qualsiasi forma di mancata accettazione, come ad esempio il giudizio, il senso di colpa, la paura o il rimpianto, ci impediscono di trarre l’insegnamento che accompagna l’esperienza stessa. E quindi essa si ripresenterà ogniqualvolta ha l’opportunità di ritornare, finché l’insegnamento che porta con sé non viene appreso e memorizzato. Questo avviene a maggior ragione perché le esperienze che viviamo sono legate alle cinque ferite. Ognuno di noi ha una ferita originaria, che è la nostra compagna di vita, quella che ci portiamo sempre dietro e informa le nostre giornate. E poi ci sono le altre quattro ferite che possono presentarsi in momenti diversi e attivarsi in situazioni diverse. Riconoscere che attiriamo a noi precise circostanze in funzione delle ferite che stiamo vivendo può cambiare completamente la prospettiva con cui guardiamo la nostra vita.
Come le esperienze che le accompagnano, le ferite racchiudono un grande potenziale e se ci impegniamo per migliorarle potremo accelerare la nostra evoluzione personale. Un modo molto efficace di riequilibrare le ferite è prestare attenzione a ciò che mangiamo, perché il cibo contribuisce a costruire e modificare la nostra struttura energetica. Ad esempio le spezie sono in grado di aiutare chi si riconosce nella ferita da umiliazione.
La ferita da umiliazione è associata all’elemento terra e al colore giallo, è legata al mondo fisico, alle azioni vissute nel presente, al senso di possesso, ed è soprattutto caratterizzata dal fatto che una persona tende a sminuire sé stessa, costantemente. Chi ha la ferita da umiliazione infatti si sente meno degli altri, si vede debole e incapace di migliorare e per questo prova un profondo senso di colpa che automaticamente si trasforma in un senso di vergogna. Cerca sempre di mantenere un rigido controllo su di sé perché altrimenti rischia di eccedere e di trovarsi in situazioni in cui potrebbe superare potenziali limiti – che però non crede di essere capace di superare. Un bambino che non è mai libero di fare perché i genitori agiscono al posto suo sviluppa facilmente la ferita da umiliazione, poiché il messaggio che riceve è che è incapace di fare. Ma questa situazione si può ripetere anche nella vita adulta quando i datori di lavoro, gli amici o i partner dicono: “Lascia stare, faccio io perché tu non sei capace.” Sentendosi in colpa, la persona con la ferita da umiliazione tende a mangiare male o a mangiare troppo: è una forma di autosabotaggio, perché cerca di punirsi da sola per anticipare la punizione che si aspetta di ricevere dagli altri.
Queste persone vivono una vita molto triste, un po’ mascherata da pagliaccio. Infatti si prestano a essere sempre utili per gli altri, passano il tempo a soddisfare i bisogni delle altre persone ma alla fine diventano facilmente bersaglio dell’ironia altrui, perché vengono prese di mira per la loro mitezza o addirittura si offrono come occasione per far sorridere. In qualche modo si svestono mettendo in piazza i propri difetti (mai i pregi o i problemi) nella speranza inconscia che da qualche parte qualcuno arrivi a notarle, però lo fanno con l’attitudine di un pagliaccio, offrendosi come oggetto dell’ironia altrui. E alla fine si sentono ancora più umiliate, anche perché le critiche le feriscono moltissimo. Queste persone accettano di ricevere di tutto, anche gli sgarbi e le scortesie, e nonostante questo continuano a dire sempre di sì perché vogliono evitare di ferire gli altri.
Si vestono bene quando escono, indossando gli abiti più belli e i gioielli più vistosi, ma quando sono dentro casa sono sempre vestite in modo sciatto: se possono rimangono in pigiama o con una tuta informe e i capelli tutti spettinati. Tengono la casa tirata a lucido quando sanno che deve arrivare qualcuno, ma se sono da sole lasciano che diventi sporca e disordinata, anche se nel loro caos trovano sempre tutto!
Come accennavo, il cibo di supporto per questa ferita è costituito dalle spezie, perché sono in grado di fornire personalità alle pietanze: in qualche modo le definiscono e le rendono più presenti. Le spezie ci fanno notare i cibi, come avrebbero bisogno di essere notate le persone con la ferita da umiliazione. Infatti un esercizio che insieme descrive e può migliorare la ferita da umiliazione è il seguente: pensare continuamente a una situazione in cui si vuole dare importanza alla propria opinione e immaginare di essere finalmente notati e ascoltati.
Tutte le spezie sono utili per riequilibrare questa ferita: cannella, zenzero, curcuma, coriandolo, noce moscata… I modi di usarle in cucina sono infiniti: nei dolci, nelle tisane, nelle spremute, con le verdure. Potreste provare anche a usarle in maniera creativa, per dare una personalità insolita ai cibi e rompere limiti potenziali. Ad esempio, provate la cannella sullo spezzatino con le patate, e poi fatemi sapere!
Foto: Pratiksha Mohanty