Una ferita da accogliere

In questo articolo continuiamo il nostro viaggio alla scoperta delle cinque ferite. Ognuno di noi ha una ferita originaria. Le altre quattro si possono attivare in momenti o situazioni particolari, ma la ferita originaria è quella con cui ci dobbiamo confrontare ogni giorno, per tutta la vita. Il primo passo per trattare la ferita originaria è scoprire qual è, e questa è un’informazione che emerge durante le sessioni individuali; in seguito si potrà lavorare per riequilibrare la nostra ferita e accettarla come la grande opportunità che rappresenta, l’alleata che ci permetterà di migliorare e crescere in maniera completamente diversa dal passato. Infatti ogni ferita racchiude in sé un grande talento; poiché la ferita originaria è la nostra compagna di vita e non possiamo farne a meno, è fondamentale riuscire a riequilibrarla e a sprigionare tutto il suo potenziale.

Le esperienze che viviamo sono dettate dalle cinque ferite; se non riequilibriamo queste ultime non saremo in grado di cogliere gli insegnamenti racchiusi nelle esperienze vissute: continueremo a interpretarle attraverso i filtri percettivi dettati dalle ferite, che sono filtri di mancata accettazione, e così le esperienze dovranno ripresentarsi finché non saremo capaci di comprendere e accettare l’insegnamento che portano con sé. Invece, riequilibrando le cinque ferite, potremo elaborare appieno ogni esperienza e trarne l’insegnamento necessario. E potremo continuare a evolverci.

Questo mese vi parlerò della ferita da rifiuto, che è tanto comune quanto nascosta e difficile da portare alla luce.
La ferita da rifiuto si origina quando una persona sente di non essere stata accettata per quello che è: l’esempio tipico è quando nasce una bimba ma in realtà i genitori volevano un maschietto (o viceversa). Ancora, un genitore può alimentare la ferita da rifiuto quando pretende che i figli siano come lui, sul piano personale o professionale: pensate a un medico che impone al figlio di studiare medicina perché segua le sue orme. Se il ragazzo ha la ferita da rifiuto, durante la sua intera carriera scolastica e professionale la ferita verrà continuamente attivata.
Le persone con la ferita da rifiuto si sentono delle nullità, nel senso che si sentono ignorate o addirittura evitate dagli altri e pertanto immeritevoli di ricevere qualsiasi cosa: un dono, un complimento, un consiglio, un amore. Rifiutare significa non accettare o addirittura respingere ciò che viene offerto, e il primo rifiuto che queste persone vivono è nei loro stessi confronti: non si amano e quindi non riescono ad amare gli altri e la vita. Nella loro percezione si sentono costantemente respinte e, per evitare di continuare a soffrire in un mondo che secondo loro le rifiuta, fanno di tutto per passare inosservate, quasi che non vogliano esistere. Prediligono stare da sole, tendono a staccarsi dal mondo.
Il senso profondo del rifiuto risiede infatti nel non volere, nel rinunciare. Quando una persona, nonostante i suoi sforzi, non riesce ad avere soldi, un fidanzato, un lavoro, questa apparente incapacità potrebbe benissimo essere dovuta alla ferita da rifiuto che la induce inconsciamente a rinunciare a ciò che la vita ha da offrire. Chi ha la ferita da rifiuto può anche attivarla solo in una situazione specifica: ad esempio solo nel lavoro o solo nelle relazioni sentimentali. Spesso rifiuta anche il cibo, perciò potrebbe diventare sottopeso o addirittura anoressico. Oppure potrebbe avere delle incompatibilità alimentari che lo fanno sentire a disagio quando mangia, in qualche modo “rifiutato” anche dal cibo.
Il problema ricorrente di chi ha questa ferita è essenzialmente quello di ricevere: queste persone, senza rendersene conto, fanno molta fatica a ricevere, e quindi a cogliere le opportunità della vita. Ad esempio, nel mondo aziendale, un imprenditore con la ferita da rifiuto non riuscirà ad attrarre clienti; anzi, i potenziali clienti si rivolgeranno altrove nonostante magari i suoi prodotti siano migliori di quelli della concorrenza. Questo avviene perché l’imprenditore non è capace di accettare i clienti e l’opportunità che essi rappresentano.

La ferita da rifiuto è legata all’elemento fuoco e ai meridiani del Maestro del cuore e del Triplice riscaldatore, correlati rispettivamente al cuore e all’intestino tenue. Gli organi indirettamente colpiti da questa ferita sono le ghiandole surrenali e l’apparato genitale.
Ci sono esercizi e affermazioni molto semplici che possono aiutare a riequilibrare la ferita da rifiuto: la trasformazione non avviene in un giorno perché, come tutte le altre ferite, anche questa è particolarmente sfidante. Ma quando la trasformazione avviene, la vita non è più la stessa.
Il cibo che più aiuta la ferita da rifiuto è il radicchio! La qualità essenziale del radicchio è il suo essere dolce e amaro allo stesso tempo: in genere viene considerato una verdura amara, ma la sua qualità energetica è di cibo dolce. E questa sua particolarità lo rende un prezioso alleato per riequilibrare la ferita da rifiuto. Il radicchio è un alimento invernale, quindi questo è il momento giusto per approfittare delle sue proprietà: nelle insalate, nei risotti, come contorno… I modi di usare il radicchio sono infiniti, e a breve pubblicherò sulla mia pagina Facebook anche una squisita ricetta di biscotti al radicchio. Sani, particolari, ottimi per chi ha la ferita da rifiuto o sta vivendo una situazione particolare che l’ha attivata!

 

Foto: Denny Müller